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  • Attività di Eccellenza Servizio Andrologia

    Impotenza:
    espressione di malattia vascolare sistemica


    Nel soggetto sopra i 40 anni i fattori organici risultano essere la causa o concausa più frequente nella genesi della disfunzione erettiva (impotenza), pur tenendo presente che l'aspetto psicologico va ad incidere su tutte le forme di disfunzione erettile.
    Dopo quest’età, infatti, sono più frequenti i fattori di rischio, quali l'ipertensione arteriosa, l'aterosclerosi dovuta agli alti livelli di lipidi nel sangue, il diabete scompensato con i conseguenti danni sui nervi e sui vasi di piccolo calibro (come le arterie cavernose del pene), i disturbi della minzione legati o meno ad una iperplasia della prostata.
    La causa che accomuna tutte queste condizioni è rappresentata dalla disfunzione endoteliale.

    E’ ormai accertato che l’endotelio, il rivestimento interno di tutti i vasi sanguigni, da quelli di maggio calibro ai capillari, svolge un ruolo che va molto oltre la semplice funzione meccanica.
    Esso si comporta come un vero e proprio organo endocrino, capace di produrre sostanze che influenzano la parete del vaso ed i tessuti circostanti.

    Studi recenti hanno addirittura individuato, nel manifestarsi di una disfunzione erettile ingravescente, un sintomo sentinella per quanto riguarda il futuro sviluppo nel paziente di probabili problematiche cardiovascolari (ischemie, infarto miocardico, etc.) (vedi impotenza).

    L’organizzazione del nostro Servizio di Andrologia permette al paziente affetto da disfunzione erettiva di eseguire in due sole mattine, o in una sola giornata, tutte le indagini diagnostiche più moderne, previste dalle Linee-Guida internazionali, tese ad accertare i fattori causali della disfunzione erettiva e lo stato del sistema vascolare, al fine di identificare il trattamento personalizzato più corretto dell’impotenza e, laddove possibile, ridurre il rischio di future patologie vascolari.    

    Varicocele: chirurgia mini-invasiva

    La correzione chirurgica del varicocele ha lo scopo di risolvere la dilatazione venosa presente a livello scrotale e di impedire al sangue della vena spermatica interna di refluire verso il testicolo.
    Tale scopo può essere raggiunto con varie tecniche, ciascuna scelta sulla base del tipo di varicocele che ci si trova a dover affrontare.
    La Scuola del Prof. Giovanni M. Colpi ha cumulato una notevolissima esperienza pressoché in tutte le tecniche chirurgiche per il trattamento del varicocele (legatura alta sec. Ivanissevich, tecnica di Palomo, tecnica microchirurgica, sclerotizzazione anterograda sec. Tauber, sclerotizzazione retrograda sotto controllo radiologico, ecc.), grazie al consistente afflusso annuale di pazienti prevalentemente infertili affetti da varicocele nelle varie Sedi Ospedaliere, e nei Centri satelliti delle stesse, in cui i suoi membri hanno operato o operano (circa 150-200 varicoceli operati all’anno dal 1988 in poi).

    Nella tecnica mini-invasiva, attualmente più in uso da noi, si esegue un'incisione subinguinale, si isola il funicolo spermatico nel quale si vanno a reperire una o due delle vene di maggior calibro, ed in esse si inietta, dopo aver transitoriamente clampato a monte ed a valle un buon tratto del funicolo, un liquido sclerosante che migra in tutte le vene del plesso, anche le più sottili, obliterandole: in tal modo viene assolutamente rispettata l'arteria testicolare.

    Tale tecnica richiede un periodo postoperatorio, totalmente indolore, di sole 48 ore; la ripresa delle normali attività quotidiane anche fisicamente impegnative è poi pressoché immediata. Tale tecnica ed i suoi risultati, estrapolati dalla nostra casistica operatoria, sono stati presentati, anche in video ed in live surgery a vari Congressi Italiani ed Internazionali.
    La tecnica, pubblicata sul prestigioso “British Journal of Urology International”, ha dimostrato, al follow-up eseguito allora su 785 pazienti, un tasso di recidiva di solo l’1,9%, contro il 6% almeno di tutte le altre tecniche, ad eccezione di quella microchirurgica, peraltro alquanto più costosa (per il paziente o per il Servizio Sanitario Nazionale) (vedi anche: varicocele).

    Induratio Penis Plastica: non solo chirurgia

    La Malattia di La Peyronie (anche nota come Induratio Penis Plastica), la cui eziologia non è a tutt'oggi ancora chiara, comporta aree di fibrosi, talvolta associate a calcificazioni, della tunica albuginea che riveste i corpi cavernosi del pene.
    In tutti i casi si ha una riduzione della normale elasticità della tunica albuginea, che durante l'erezione porta ad una curvatura anomala del pene, più o meno grave, che può rendere difficile o impossibile la penetrazione. Nelle forme più avanzate si nota un accorciamento del pene, associato a fibrosi diffusa dei corpi cavernosi e talvolta a impotenza erettiva.

    Il nostro Team ha seguìto negli anni un elevatissimo numero di pazienti, che sono stati trattati mediante una particolare fisioterapia, complementare alle terapie più codificate in Letteratura scientifica e finalizzate ad interrompere l’evoluzione della malattia.

    Si riesce nella stragrande maggioranza dei pazienti a bloccare l’evoluzione della malattia mediante l’associazione tra infusioni endocavernose di Verapamil e somministrazione orale di farmaci che liberano NO e migliorano il microcircolo locale.
    In aggiunta, allo scopo di raddrizzare il pene deformato dalla malattia, anziché intervenire chirurgicamente accorciando il lato rimasto più lungo, come ordinariamente si fa nella maggior parte dei Centri, viene proposto, quando utile, l’utilizzo di un estensore penieno esterno (“penile stretcher”) finalizzato a recuperare la lunghezza originale del pene.

    L'uso dello strumento deve essere quotidiano, per circa 5-6 ore al giorno, e richiede controlli medici periodici, che verifichino di volta in volta la trazione da esercitare, l’evoluzione dell’induratio penis plastica e gli effetti della terapia.
    La fisioterapia con l'estensore penieno per un periodo di almeno 6 mesi si è dimostrata un trattamento alquanto efficace nell'opporsi all’accorciamento e all'incurvamento causati dalla malattia (vedi anche: pene curvo acquisito). 

    Pene Piccolo: non solo chirurgia

    Il "pene piccolo", sia vero che vissuto come tale, nella nostra esperienza viene prevalentemente trattato, e con ottimi risultati in termini di allungamento, mediante l'uso di un estensore penieno esterno (“penile stretcher”).
    Quest'ultimo, ponendo in trazione i tessuti, induce una proliferazione cellulare che comporta un vero e proprio allungamento "in toto" dell'organo.

    L'estensore deve essere applicato quotidianamente per alcuni mesi, con una trazione che aumenta gradualmente nel tempo, sotto rigoroso controllo medico periodico, al fine di evitare complicanze (lesioni della cute, lesione delle fibre nervose): esso può essere portato (del tutto occultato) sotto i vestiti, anche durante la normale vita quotidiana.
    Alcuni risultati di questo tipo di fisioterapia sono stati presentati dalla Scuola del Prof. Colpi in diversi convegni scientifici. (vedi anche: pene piccolo).

    Microchirurgia ricostruttiva delle vie seminali

    Numerosi pazienti affetti da azoospermia ostruttiva, al momento in cui cercano prole, vengono di solito direttamente avviati con le loro mogli ai Centri di Riproduzione Assistita.
    Lì verranno sottoposti ad agoaspirato testicolare (ripetute punture dei testicoli al fine di recuperare minime quantità di spermatozoi da usare immediatamente per la microiniezione degli oociti durante le procedure di fecondazione assistita) o a TESE (prelievo chirurgico di un piccolo frammento di polpa testicolare da cui recuperare al momento gli spermatozoi necessari per la ICSI, crioconservandone in Banca del Seme quelli in esubero).

    Questo modo di procedere è, in taluni casi (vedi oltre) per lo meno discutibile, perché fa pagare al corpo della donna, attraverso vari successivi tentativi con la fecondazione in vitro, lo stato di sterilità dell’uomo.
    Infatti, se il paziente affetto da azoospermia ostruttiva si è sottoposto anni prima a vasectomia (chiusura dei dotti deferenti a scopo contraccettivo o, più esattamente, a scopo di sterilizzazione), è possibile ricostruire in microchirurgia i dotti deferenti interrotti mediante una vasovasostomia, con un tasso di successo della ricanalizzazione molto elevato (maggiore dell’ 80%) (seppure in parte dipendente dal numero di anni intercorsi dalla vasectomia) ed una elevata probabilità di ottenere poi una gravidanza per vie naturali.

    Il nostro Team è uno dei pochissimi in Italia che praticano routinariamente la microchirurgia ricostruttiva delle vie seminali.
    L’intervento, durante il quale comunque si provvede d’ufficio ad eseguire una biopsia testicolare per esame istologico (onde verificare lo stato della spermatogenesi) ed un prelievo ulteriore di polpa testicolare (TESE) (per recuperare spermatozoi da crioconservare in Banca del Seme per eventuale successivo utilizzo a fini di fecondazione in vitro nel caso l’intervento di ricanalizzazione non ottenga i risultati sperati), per quanto lungo (si lavora in microchirurgia), non comporta alcun rischio per il paziente ed è sostanzialmente privo di dolore postoperatorio.

    Esso è perfettamente in accordo con i principi di etica medica e con i principi della Legge 40/2004 che suggeriscono una gradualità nel ricorso alle pratiche chirurgiche invasive e impongono il ricorso alle tecniche di procreazione Medicalmente Assistita solo dopo l’assenza di risultati mediante il ricorso a procedure meno invasive. (vedi anche: azoospermia).

    Accertamenti prematrimoniali di fertilità nell’uomo

    Il cambiamento di costumi nella nostra società sta rendendo sempre più avanzata l’età del matrimonio, soprattutto per l’uomo.

    L’età avanzata risulta associata ad una potenziale riduzione della qualità dello sperma e di conseguenza, ad un’alterazione del potenziale di fertilità del maschio.

    Il nostro team, con competenze in campo andrologico, urologico ed endocrinologico, è disponibile ad offrire informazioni e consulenze su problematiche riproduttive maschili. (vedi anche: infertilità maschile)